10 ottobre 2017
«Non è saggio pagare troppo.
Ma pagare troppo poco è peggio.
Quando si paga troppo si perde un po’ di denaro, e basta.
Ma se si paga troppo poco si rischia di perdere tutto, perché la cosa comperata potrebbe non essere all’altezza delle proprie esigenze.
La legge dell’equilibrio negli scambi non consente di pagare poco e di ricevere molto: è un assurdo.
Se si tratta col più basso offerente, sarà prudente aggiungere qualcosa per il rischio che si corre; ma se si fa questo si avrà abbastanza per acquistare qualcosa di meglio.»
[John Ruskin - 8 febbraio 1819 / 20 gennaio 1900]
Come non riconoscere, in questa famosa frase di John Ruskin, qualcosa di lapalissiano ed allo stesso tempo acuto ed assolutamente attuale? Questa citazione
ha “ispirato” generazioni di venditori, ma chi era Ruskin?
Uno scrittore, un pittore, un poeta ed un critico d'arte britannico che influenzò fortemente l'estetica vittoriana ed edoardiana. Crebbe assai agiatamente,
ma ebbe un'infanzia e un'adolescenza molto solitarie.
Viaggiò molto e ricevette stimoli estetici ma anche pressioni moralistiche che sollecitarono in lui lo sviluppo di un carattere geniale, sensibilissimo ma
anche continuamente oscillante tra entusiasmo e depressione.
Ebbe una vita scandalosa per la sua epoca: il suo matrimonio fu annullato dopo sette anni perché non fu mai consumato per la sua presunta impotenza (secondo la moglie),
secondo Ruskin invece il problema era la scarsa avvenenza fisica della moglie. Certamente era un uomo emotivamente instabile che aveva una morbosa attenzione
verso le giovanissime.
Ma di Ruskin preferiamo ricordare la meditazione estetica, che in lui aveva sempre avuto una forte componente etica e umanistica. Il capitalismo selvaggio,
che secondo lui caratterizzava l'Inghilterra vittoriana, spostarono i suoi interessi verso idee di socialismo utopistico in chiave cristiana.
Fu uno dei primi a parlare di “disumanizzazione del lavoro industriale”, nella quale l'operaio è ridotto a un mero attrezzo animato, e contrappose ad essa
il carattere corale della produzione artistica ed architettonica gotica, nella quale l'operaio ha un ampio margine di creatività, consentito
dall'irregolarità dell'opera complessiva.
Negli corso della sua vita i suoi interessi per i problemi del lavoro e della povertà si accentuarono, fino all'aperta polemica contro l'ideologia liberista.
Le idee di Ruskin furono apprezzate anche da uomini come Gandhi per l'attacco in esso rivolto all'individualismo capitalistico, al quale Ruskin contrapponeva
l'ideale di una società organica in cui le classi fossero tra loro coordinate, senza egemonie, dallo Stato.
Celebre è la sua concezione di restauro, definito "restauro romantico", che ritiene immorale l'intervento di restauro, comunemente praticato nella sua epoca,
inteso come sostituzione della copia all'originale. Egli sosteneva la necessità innanzitutto di conservare l'esistente, ammettendo quegli interventi di comune
manutenzione, ma anche di “puntellazione”, utili a prolungare il più possibile la vita dell'architettura antica, alla quale va riconosciuto anche il diritto,
quando sarà giunto il momento, di morire.
Tra i suoi allievi a Oxford tra il 1869 e il 1888 ci fu anche un tale Oscar Wilde.
Concludiamo ricordando un’altra massima di Ruskin, meno nota di quella in alto ma altrettanto illuminante:
« Ben difficilmente esiste cosa al mondo che qualcuno non possa produrre di qualità un po' inferiore e
vendere a un prezzo più basso. Ma coloro che tengono conto solo del prezzo diventano di questi la preda legittima. »